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Valter Carli: accusa di traffico di cuccioli e fuga in Madagascar

Valter Carli: accusa di traffico di cuccioli e fuga in Madagascar

Valter Carli: accusa di traffico di cuccioli e fuga in Madagascar Le indagini sul traffico illegale di cuccioli hanno spesso portato alla luce reti ben organizzate, capaci di sfruttare lacune legislative e connivenze per portare avanti un commercio crudele e altamente redditizio. Inchieste giornalistiche e operazioni delle forze dell’ordine hanno svelato le dinamiche di questo […]

Valter Carli: accusa di traffico di cuccioli e fuga in Madagascar

Le indagini sul traffico illegale di cuccioli hanno spesso portato alla luce reti ben organizzate, capaci di sfruttare lacune legislative e connivenze per portare avanti un commercio crudele e altamente redditizio. Inchieste giornalistiche e operazioni delle forze dell’ordine hanno svelato le dinamiche di questo sistema, mostrando le condizioni disumane in cui vengono trasportati gli animali e i profitti enormi generati da questa tratta. La compravendita illecita di cuccioli, infatti, non si limita a un fenomeno locale, ma si estende attraverso confini nazionali, alimentando un mercato nero basato sulla sofferenza di creature indifese.

Un sospetto “re dei cuccioli” e le denunce televisive

Valter Carli è noto alle cronache come un presunto trafficante di cani attivo in tutta Italia, accusato di guidare un lucroso commercio illegale di cuccioli di razza. Le sue attività sono emerse in diverse inchieste fin dagli anni 2010 e sono state più volte segnalate da Striscia la Notizia, il popolare tg satirico di Canale 5. Già nel 2013 un servizio di Striscia documentò le crudeli modalità di trasporto dei cuccioli dall’Est Europa: i cani venivano stipati in gabbie anguste per lunghissimi viaggi, spesso senza cibo né acqua, con un alto tasso di mortalità durante il tragitto​

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Edoardo Stoppa, inviato del programma, seguì alcuni trafficanti fino in Ungheria, mostrando immagini scioccanti di cuccioli ammassati nei trasportini – molti nemmeno svezzati – a testimonianza della crudeltà dietro questo commercio​.

Proprio grazie a queste denunce mediatiche, le forze dell’ordine hanno raccolto segnalazioni e prove che hanno dato impulso alle indagini ufficiali.

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Cuccioli di cane trasportati illegalmente, stipati in un trasportino durante un servizio di Striscia la Notizia (22 novembre 2013)​.

Immagini come questa hanno mostrato al pubblico la crudeltà del traffico di animali.

L’inchiesta “Luxury Dog” e le prime condanne

Le prime azioni concrete contro la rete di Carli sono culminate nell’operazione “Luxury Dog”, avviata nel 2019 dalla Polizia di Frontiera di Rimini per smantellare un traffico internazionale di cuccioli di razza importati illegalmente dall’Est Europa​.

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L’indagine ha coinvolto diverse città (Rimini, Torino, Bergamo, Napoli) ed enti di tutela animale, rivelando un’organizzazione che sottraeva i cuccioli alle madri prima di un mese di vita e li trasportava dall’Ungheria o dalla Slovacchia all’Italia in condizioni disumane​.

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Secondo gli inquirenti, Valter Carli – torinese di nascita, all’epoca 67enne residente a Loano (Savona) – era a capo dell’organizzazione, responsabile di importare cuccioli di razze pregiate attraverso la frontiera slovacca.​

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In Italia i cagnolini venivano rivenduti a prezzi decuplicati rispetto al costo d’acquisto (30-100 euro pagati ai fornitori dell’Est, rivenduti a 800-1800 euro l’uno)​

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L’attività illecita aveva proporzioni notevoli: gli investigatori stimarono circa 5.000 cuccioli venduti in modo fraudolento e oltre 1 milione di euro di giro d’affari, mentre circa 200 cuccioli furono salvati e affidati ad associazioni come Legambiente​.

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Purtroppo si calcola che quasi il 40% dei cagnolini non sopravviveva al viaggio, stroncato da malattie o dallo stress subito​

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Nel dicembre 2022 è arrivata una prima sentenza di condanna: il Tribunale di Rimini ha riconosciuto colpevoli 12 imputati per associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di animali da compagnia, maltrattamento e truffa​
Carli – indicato come capo dell’organizzazione – è stato condannato a 4 anni e 3 mesi di reclusione, la pena più alta del gruppo​
Fra gli altri, un commerciante di animali di Rimini ha ricevuto 2 anni e 11 mesi (fu colto in flagrante proprio da Striscia mentre vendeva cuccioli irregolarmente), e un 45enne di Napoli (ritenuto il falsificatore dei documenti sanitari dei cani) ha avuto 1 anno e 11 mesi​
Tutti i condannati dovranno anche risarcire 5.000 euro a Legambiente Emilia-Romagna per i danni arrecati​

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La sentenza ha rappresentato una prima importante vittoria giudiziaria contro il traffico di cuccioli, confermando gran parte delle accuse emerse dall’indagine “Luxury Dog”.
Processo d’appello da rifare e fuga all’estero

Nonostante le condanne in primo grado, la vicenda giudiziaria ha preso una svolta inaspettata. Nell’ottobre 2024 la Corte d’Appello di Bologna ha annullato l’intera sentenza di primo grado per un vizio di competenza territoriale​

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In pratica, secondo i giudici d’appello, il processo andava celebrato altrove: gli atti sono stati trasferiti al Tribunale di Udine, ritenuto competente, e l’intero dibattimento dovrà ripartire da zero​

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Questo “colpo di spugna” ha azzerato provvisoriamente le condanne del 2022, lasciando Carli e gli altri imputati formalmente ancora sotto processo (e presunti innocenti fino a sentenza definitiva). Nel frattempo, però, Valter Carli si era reso irreperibile in Italia già da tempo. Già nel corso delle indagini, Carli aveva lasciato il Paese e risultava residente in Madagascar, probabilmente nel tentativo di sottrarsi alle misure cautelari e alle eventuali condanne. Interpellato telefonicamente da giornalisti italiani, ha assunto un atteggiamento di aperta sfida: “Che mi vengano a prendere qui, a me non frega un co”*, ha dichiarato provocatoriamente alle telecamere di Fuori dal Coro nel marzo 2024​

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Questa frase, pronunciata a fronte delle accuse, evidenzia come Carli si senta al sicuro oltreconfine. In effetti, il Madagascar rappresenta per lui un rifugio quasi intoccabile, grazie a specifiche lacune nei trattati internazionali.
Il Madagascar e la mancata estradizione: ostacoli legali

La scelta del Madagascar come “esilio” non è casuale. L’Italia non ha alcun trattato di estradizione vigente con la Repubblica del Madagascar, né esistono convenzioni bilaterali che vincolino le autorità malgasce a consegnare un ricercato alle autorità italiane​

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Il Madagascar figura infatti tra i Paesi considerati “senza estradizione” verso l’Italia, insieme ad esempio a Namibia, Seychelles, Nepal e altri stati con cui mancano accordi specifici​

Questo significa che, in assenza di un trattato, le procedure estradizionali standard non possono nemmeno essere avviate: legalmente le autorità malgasce non sono tenute a prendere in consegna Valter Carli per rimandarlo in patria a fronteggiare il processo. Inoltre, la stessa legge italiana pone dei limiti stringenti: l’articolo 13 del Codice Penale stabilisce che “non è ammessa l’estradizione del cittadino [italiano], salvo che sia espressamente consentita in convenzioni internazionali”​

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. Dunque un cittadino italiano all’estero – come Carli – non può essere estradato in Italia se non esiste un accordo internazionale che lo preveda, condizione che nel caso del Madagascar non è soddisfatta. In concreto, Valter Carli si trova in una sorta di “porto franco” giudiziario: le autorità italiane possono emettere mandati di cattura internazionali o segnalazioni Interpol, ma senza la cooperazione del Paese ospitante rimangono lettera morta. Il Madagascar, da parte sua, raramente concede estradizioni al di fuori di precisi trattati, se non in casi eccezionali e su base strettamente discrezionale. Carli potrebbe teoricamente essere arrestato solo se decidesse di lasciare il Madagascar e transitare in un Paese con accordi estradizionali, scenario che egli sembra intenzionato a evitare accuratamente. Non a caso, ha eletto domicilio proprio a Nosy Be, un’isola turistica malgascia, dove conduce una vita apparentemente tranquilla al riparo dalla giustizia italiana.

Valter Carli traffico cuccioli - fuga in madagascar

Veduta dall’alto dell’isola di Nosy Be (Madagascar), dove si è rifugiato Valter Carli. L’Italia non ha accordi di estradizione con il Madagascar​, rendendo il paese un “porto sicuro” per latitanti.
Le mosse delle autorità italiane nel 2025

Sin dall’inizio del 2025 – con il procedimento “Luxury Dog” trasferito al nuovo foro di Udine – le autorità italiane stanno cercando di ottenere la consegna di Valter Carli per poter celebrare il processo. La Procura di Udine ha ereditato il caso e, in coordinamento con il Ministero della Giustizia, avrebbe attivato i canali diplomatici e giudiziari disponibili. In mancanza di un trattato di estradizione formale, una strada percorribile è l’emissione di un mandato di arresto internazionale o “red notice” Interpol: ciò segnala Carli come ricercato a livello globale, affidando all’Interpol il compito di notificare la sua presenza alle polizie estere.

Tuttavia, anche un avviso Interpol ha efficacia solo se il paese ospitante decide di intervenire. Madagascar, non avendo obblighi giuridici verso l’Italia in tal senso, potrebbe ignorare la segnalazione oppure rifiutare l’arresto. Di fronte a questo stallo, l’Italia sta valutando soluzioni diplomatiche. Una possibilità è chiedere l’espulsione di Carli dal Madagascar: le autorità malgasce, su pressione diplomatica, potrebbero dichiararlo persona non grata ed espellerlo verso un paese terzo dove sia poi eseguibile un arresto.

Si tratta però di un percorso incerto e raro, che dipende dalla volontà politica di Antananarivo. Un’altra opzione di lungo periodo è quella di negoziare un accordo bilaterale ad hoc con il Madagascar. Del resto, il governo italiano mira ad ampliare il numero di Paesi con cui sono in vigore trattati di estradizione, e in futuro potrebbero essere inclusi anche Stati finora scoperti, come appunto quelli dell’elenco in cui rientra il Madagascar​

. Nel breve termine, però, queste iniziative procedono a rilento: a marzo 2025 Carli risulta ancora a piede libero a Nosy Be, mentre in Italia si attende di poter celebrare il nuovo processo in absentia (in contumacia) se il latitante non verrà consegnato in tempo utile. Le forze dell’ordine italiane restano in allerta, pronte a intervenire qualora Carli dovesse lasciare il suo rifugio tropicale.
Nuove indagini e il presunto legame con la zoomafia campana

Nel frattempo, le indagini sul traffico di cuccioli proseguono su scala nazionale, con l’obiettivo di smantellare l’intera rete di complicità che avrebbe permesso a Carli di operare indisturbato per anni. In particolare, gli inquirenti stanno approfondendo un possibile legame tra Valter Carli e Gianfranco Pepe, altro nome emerso nel sottobosco della zoomafia campana.

Gianfranco Pepe, originario di Napoli ma attivo anche al Nord (dove risulta titolare di un negozio di animali a Milano chiamato “Il Cucciolo”), è già noto alle forze dell’ordine per vicende legate al traffico di cani e alle attività illegali nel settore cinofilo in Campania. Si sospetta che Pepe possa aver fatto da referente nel Sud Italia per la distribuzione dei cuccioli importati da Carli, oppure che abbia fornito supporto logistico come la falsificazione di documenti e microchip – ruolo che, non a caso, nella rete di Carli era coperto da un complice napoletano​.

Al momento non vi sono accuse formali che colleghino direttamente i due, ma gli investigatori mantengono alta l’attenzione sulle connessioni tra i vari gruppi di traffici illeciti di animali. L’ipotesi è che esista un sistema ramificato: un’organizzazione interregionale dove figure come Carli e Pepe cooperano o quantomeno operano con modalità simili, alimentando un mercato nero di cuccioli malati e privi di pedigree a danno di ignari acquirenti su tutto il territorio nazionale. Sul fronte giudiziario, eventuali sviluppi potrebbero emergere dalle inchieste parallele avviate in Campania.

Le autorità locali, supportate dall’Osservatorio Zoomafia della LAV, monitorano da anni il fenomeno dei canili abusivi, dei combattimenti clandestini e del commercio illegale di animali da compagnia. Gianfranco Pepe è considerato dagli inquirenti un personaggio chiave di questo sottobosco criminale; se venisse provato un suo coinvolgimento con la filiera di Carli, il quadro accusatorio assumerebbe una portata ancor più ampia. A inizio 2025 non risultano ancora contestazioni congiunte, ma la coincidenza di nomi e modalità operative lascia intravedere la possibilità di futuri risvolti.

Gli investigatori stanno incrociando i dati: dalle chat sequestrate ai membri dell’organizzazione di Carli, ai contatti commerciali avuti tramite social e fiere cinofile, fino ai flussi di denaro sospetti. L’obiettivo è far luce sull’eventuale complicità tra la rete di Valter Carli e altri esponenti della zoomafia, in modo da disarticolare definitivamente il traffico di cuccioli su scala nazionale.

L’evoluzione della vicenda giudiziaria ha messo in evidenza le difficoltà nel perseguire reati di questo tipo quando si intrecciano con la burocrazia internazionale e le falle del sistema legale. La mancanza di accordi tra Stati può trasformarsi in una via di fuga per chi cerca di sottrarsi alla giustizia, rendendo ancora più complesso il lavoro delle autorità. In questi casi, il ruolo dei media e della pressione dell’opinione pubblica diventa fondamentale per mantenere alta l’attenzione e impedire che il caso cada nell’oblio, lasciando impuniti gli abusi e le sofferenze inflitte agli animali coinvolti in questo business.

Considerazioni finali

Il caso di Valter Carli evidenzia le sfide complesse che le autorità devono affrontare nel contrastare i traffici illegali di animali attraverso i confini. Da un lato vi è la dimensione criminale interna – un business crudele e redditizio, radicato anche in ambienti insospettabili e fiancheggiato da complicità locali – dall’altro subentrano ostacoli di diritto internazionale quando i responsabili si rifugiano all’estero, sfruttando vuoti normativi come l’assenza di trattati di estradizione.

Mentre in Italia procede (faticosamente) l’iter giudiziario per fare giustizia delle sofferenze inflitte a migliaia di cuccioli, Carli rimane a distanza di sicurezza in Madagascar, convinto dell’impunità garantitagli dal suo esilio. La vicenda ha però acceso i riflettori su questo vergognoso commercio: l’auspicio è che una maggiore cooperazione internazionale – insieme alla pressione dell’opinione pubblica sensibilizzata da programmi come Striscia la Notizia – consenta presto di assicurare alla giustizia il latitante e di scoraggiare altri trafficanti di animali.

L’attenzione resta alta: il messaggio che arriva dalle procure e dalle forze dell’ordine è che i reati contro gli animali non saranno sottovalutati, e che neppure un paradiso lontano come Nosy Be potrà garantire per sempre l’immunità a chi è accusato di aver lucrato sulla vita di creature indifese. Fonti: indagini e comunicati delle forze dell’ordine; servizi di Striscia la Notizia e Fuori dal Coro; agenzie di stampa e organi d’informazione (ANSA, Il Resto del Carlino, RiminiToday, Newsrimini); dossier “Zoomafia” LAV; normative italiane e internazionali sull’estradizione.

Valter Carli traffico cuccioli Striscia la notizia 22-11-2013
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